25 novembre 2020 Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

25 novembre 2020 Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

La ventunesima “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” quest’anno cade in un contesto molto particolare, quello del lockdown, che ha ridisegnato non solo le iniziative della Commissione Pari Opportunità, ma l’intera nostra vita.

Eppure, nonostante la problematicità della situazione attuale, non si può non ricordare le donne vittima di violenza e non si può non interrogarsi su quello che siamo chiamati a fare per impedire che la lista dei loro nomi si allunghi ogni giorno.

La violenza contro le donne è un fenomeno sommerso, di cui spesso si ha notizia solo al momento del suo esito estremo, il femminicidio, quando ormai qualunque intervento è inutile.

La violenza contro le donne è un fenomeno sottostimato, perchè i casi di cui siamo a conoscenza sono esclusivamente quelli per i quali c’è stata una esplicita richiesta di aiuto.

E sappiamo che la richiesta di aiuto è spesso il frutto di una lunga e faticosa presa di coscienza da parte delle donne, fatta anche di passi falsi e ripensamenti.

Inoltre, la violenza contro le donne è un fenomeno in aumento.

Lo dicono i dati del recente RAPPORTO EURES SUL FEMMINICIDIO IN ITALIA: nel 2020 la violenza contro le donne è aumentata.

Nel rapporto EURES si parla di 91 vittime femminili nei primi 10 mesi del 2020.

A prima vista può sembrare un dato confortante: i numeri dell’ottobre 2019 parlano infatti di 99 donne che hanno perso la vita. Ma questo raffronto positivo è solo apparente, perchè a diminuire sensibilmente sono le vittime della criminalità comune (da 14 del 2019 a 3 del 2020) mentre crescono i femminicidi in ambito famigliare.

Dunque, nel nostro paese viene uccisa 1 donna ogni 3 giorni.

Ed il lockdown non ha fatto che peggiorare questa situazione.

Se si analizzano le richieste di aiuto da parte delle donne oggetto di violenza si vede chiaramente un aumento nei mesi da marzo a giugno, con un picco di richieste nel periodo del lockdown addirittura del +120%.

Allora cosa si può fare per intervenire contro un fenomeno così complesso e sotterraneo?

Il femminicidio, lo sappiamo, è l’esito finale di un percorso lungo anni, caratterizzato da una vera e propria escalation di violenza, il cui filo comune è la privazione dalla libertà di scelta della donna e nel contempo l’affermazione di un crescente controllo sulla sua vita da parte dell’uomo.

In particolare, la violenza agita dagli uomini sembra riprodurre uno schema costante, che parte dall’esasperazione di gesti ed atteggiamenti protettivi, si sviluppa con lo scatenarsi di critiche continue che tendono a minare l’autostima della donna e con la creazione di un progressivo isolamento di quest’ultima rispetto al mondo circostante, fino a giungere agli atti di violenza vera e propria, prima verbale, poi fisica, che spesso portano alla morte, atto inteso come affermazione definitiva di controllo sulla vita della donna stessa.

Come si può intervenire su questa dolorosa esclalation?

Si interviene quando la donna fa un’esplicita richiesta di aiuto. Si interviene, quindi, quando la violenza è già agita, nel tentativo di evitare che essa conduca al femminicidio.

Si interviene fornendo alle donne vittima di violenza ascolto, supporto, aiuto e pronto intervento.

E in questa complessa opera, il ruolo svolto dalla Rete antiviolenza Aria Franciacorta, attraverso lo sportello antiviolenza di Palazzolo e il centro antiviolenza Rete di Daphne, è stato prezioso e insostituibile.

La creazione di una rete antiviolenza nel nostro territorio ha rappresentato una svolta importante per intervenire in modo concreto e specifico sui casi di violenza.

Ma per incidere in modo significativo sul fenomeno della violenza contro le donne bisogna intervenire anche prima. Bisogna intervenire sulle cause di questa violenza ed avere la lucidità di riconoscerle nella nostra realtà.

La violenza di genere è un problema culturale, pertanto va affrontato a monte, con gli strumenti dell’informazione, dell’educazione, dell’analisi della realtà e della riflessione critica su tutto ciò che può creare un ambiente favorevole al suo diffondersi. Troppo spesso si tende a percepire la violenza di genere come il frutto di un raptus momentaneo ed incidentale: al contrario, una riflessione attenta sulla realtà che ci circonda mostra in modo chiaro quanto forte sia il legame di questo fenomeno con un atteggiamento culturale orientato verso una visione dispari dei ruoli della donna e dell’uomo.

Si parla di stereotipi di genere, vale a dire di quel complesso insieme di convinzioni e atteggiamenti culturali che spingono gli uomini ad avere una visione rigida ed immutabile del rapporto tra i due sessi, improntato alla predominanza maschile e alla dipendenza femminile.

Nel momento in cui la donna si sottrae al ruolo che le è comunemente assegnato e presenta le sue esigenze di autonomia ed indipendenza, l’uomo non accetta questa deroga e lascia emergere il suo disagio dando vita ad un’escalation di atti persecutori.

La violenza contro le donne è quindi un fenomeno culturale e per contrastarlo la Commissione per le Pari Opportunità di Palazzolo sull’Oglio propone da anni percorsi formativi e iniziative di sensibilizzazione, in particolare in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.

L’illuminazione della Torre del Popolo per la campagna “Orange the World” promossa dall’Onu, l’installazione “Posto Occupato” all’ingresso del comune di Palazzolo, la partecipazione alla videoconferenza “Storie di donne: Insieme contro la violenza sulle donne” svoltasi ieri sera, sono solo alcune delle iniziative proposte, anche in questo contesto complesso e difficile del lockdown.

Il compito che la Commissione per le Pari Opportunità si impegna a svolgere, anche attraverso queste iniziative, è quello di mantenere accesa la luce sulla violenza contro le donne, per evitare che le vittime sprofondino sempre più nel buio e nell’isolamento che le circonda e che spesso le condanna a diventare un altro numero nelle statistiche sui casi di femminicidio.

Ed è ribadendo questo impegno che ci accingiamo a ricordare nel corso di questa seduta del Consiglio Comunale tutte le donne uccise dalla violenza di un uomo che avrebbe dovuto amarle.

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